martedì 29 luglio 2014

Un pensiero su Celtica

Questo post è scritto parecchi giorni dopo la fine di Celtica 2014.

Per vari motivi...
Innanzitutto la stanchezza pregressa, unita al poco sonno e alla tanta acqua "goduti" a Celtica han fatto sì che al ritorno nella grande pianura tutti, o quasi, finissimo a letto per molti giorni con febbre e piccole o grandi influenze.

Poi, come sempre capita dopo Celtica, un senso di vuoto, quasi una sorta di depressione, prende il posto delle emozioni provate durante i giorni trascorsi nel magico bosco del Peuterey.

Infine, a volte è difficile raccontare a parole un'esperienza che, se tramutata in parole, rischierebbe di essere banale. La magia di Celtica è qualcosa di impalpabile, è una trama tessuta di momenti, di sguardi, di musica, di inghippi, di risate, di dimenticanze, di sorrisi, di calore, di abbracci, di silenzi, di chiasso.

Ovviamente chi scrive ha già dei problemi a descrivere la propria Celtica, figurarsi usare parole giuste per cercare di farlo al posto di tutto il gruppo, quindi lascio ad ognuno di coloro che leggeranno questo post, sopratutto se Sallui o se hanno vissuto la magia di Celtica, la libertà di chiudere gli occhi e di ritornare per qualche attimo in quel bosco, in quei prati, sotto a quel nevaio, davanti a quel palco, o in giro per i vari accampamenti, e di risentire il profumo e il sapore e la musica della propria storia vissuta a Celtica.

Come immagine simbolo di questa edizione sceglierei questa, che in uno scatto riepiloga i tratti salienti di quei giorni: la compagnia e la sinergia con Max e Davide del Clan del Tasso, il fango e l'umido imperanti, lo stare insieme... e il deboscio! :-)

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